Africa Madre

a mia figlia Ortensia, zairese

Sopra il deserto e la savana
abbiamo visto splendere la stella
e veniamo ad accogliere la luce
dalle mani prodighe di vita,
Africa madre,
che ci hai donato un figlio
dal ventre tuo
gravido di fame.

L’urlo di Rama ancora culla
innocenti nati per la morte
nella giungla di Shaba
e lungo il fiume dalle grandi braccia
aperte ad invocare il mare,
Africa maga,
che sai mutare
il tuo lamento in danza:

quando la voce della selva
distende le ali sulla sera,
fremono i fuochi del villaggio
a celebrare in coro
maschere d’anima e di festa
e geme alla vita ogni capanna
in attesa del mattino,
Africa nera madida di sole;

come puoi danzare
i colori della patria
e tamburi di gioia rullare
alla tua notte d’ombre,
Africa sorgiva,
se la terra d’esilio ancora ci possiede
e tende la mano
a ghermire il figlio che hai donato?